Il corpo in fiore

Le numerose peregrinazioni compiute finora con TALEA e POLLINE mi hanno portata a riflettere su quanto possa essere interessante esplorare il mondo degli erbari.
Li colleziono, come sapete, e da tempo ne sto disegnando uno e ora sento il desiderio di portarli anche qui, in TALEA, attraverso le voci e gli sguardi di chi, come me, coltiva questa fascinazione. Vorrei presentarvi autrici e autori che lavorano attorno a questi temi, e intervistarli per entrare nei loro giardini personali.

È il caso di Fatma Ibrahimi, che ho incontrato a Paw Chew Go e di cui desidero parlarvi.

Fatma è un’artista visiva di origini albanesi, nata a Durrës e cresciuta in Italia. Dopo un primo percorso nella musica, ha scelto di dedicarsi alla pittura, diplomandosi all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Oggi vive e lavora a Jesi.

La sua ricerca artistica ruota attorno a un'idea affascinante: la fusione tra natura, corpo e dimensione onirica. Nelle sue opere, la botanica diventa un linguaggio visivo e simbolico potente. I fiori che dipinge sono creature ibride, sensuali, a volte feroci, quasi aliene. Vagine spalancate, bocche carnose, vegetazioni metalliche e misteriose: una natura che non consola, ma interroga. Fatma esplora il corpo femminile come luogo di trasformazione, di tensione, di identità fluida — soprattutto nel delicato intreccio tra l’essere donna e l’essere madre, dove si sovrappongono cambiamenti fisici, spostamenti interiori e un ritmo di vita che raramente permette di riconoscersi pienamente.

Mi ha colpito quanto i suoi lavori siano silenziosi e potenti insieme. Non cercano di rassicurare, ma di aprire un varco. Sono fiori che, più che decorare, domandano.

Il suo progetto più noto, "Giardini", presentato al concorso MArteLive, immagina un futuro post-antropocenico in cui la natura si ibrida con l'artefatto umano. Le sue opere, spesso caratterizzate da atmosfere estatiche e perturbanti, trasformano il tragico in ludico e il mortifero in vitale, utilizzando la pittura come veicolo ideale per la sua ricerca espressiva.

Fatma Ibrahimi ha partecipato a numerose mostre collettive e personali. Nel 2024 vince il Premio Sulmona (sezione Accademia) con l’opera Neraria-Herbarium 2020–2024 in progress. È finalista all’Exibart Prize e le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private.


INTERVISTA A FATMA IBRAHIMI

〰️

INTERVISTA A FATMA IBRAHIMI 〰️


Ciao Fatma, 
Benvenuta a TALEA.
Grazie per essere venuta a passeggio nel bosco con noi

1- Per chi ancora non ti conosce, ti va di raccontarci chi sei e qual è il tuo percorso?
Ciao Sara, grazie di cuore per l’invito!
Sono nata a Durrës, in Albania, e mi sono trasferita in Italia a 12 anni. Attualmente vivo e lavoro a Jesi.
Il mio primo approccio al mondo dell’arte è stato nel campo dell’interpretazione musicale: ho intrapreso lo studio del pianoforte all’età di 6 anni.
Con il tempo le immagini hanno preso il posto dei suoni. Il disegno, la pittura e, più in generale, le arti figurative sono diventate i principali strumenti per sviluppare la mia personale ricerca espressiva.
Dopo il diploma in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Urbino, ho lavorato come tatuatrice, un’esperienza che mi ha regalato ulteriori intuizioni.
Un’altra mia grande passione è il cinema: negli anni ho avuto il piacere di organizzare, insieme ad altri amici cinefili, diverse rassegne nella mia città.
Il mio percorso non è stato lineare, ma è proprio in questa traiettoria segnata da svolte, ritorni e passioni intrecciate che riconosco la mia identità artistica.

2- Quando hai iniziato a disegnare il tuo erbario e cosa ti ha spinta a farlo? 
Neraria-Herbarium è un’opera in divenire costituita da un centinaio di disegni di piante immaginarie.
Il mio erbario è nato durante la pandemia, in corrispondenza della nascita di mia figlia. Le prime piante dell’erbario nascono soprattutto dall’esigenza di esorcizzare e trasformare la depressione post partum. 
Ogni vegetale suggerisce organi femminili e/o maschili, oggetti quotidiani, batteri, virus o atomi, e l’innesto di elementi improbabili genera nuove forme autogene.
Sono piante nate all’interno del nostro mondo tecnologizzato, in cui la natura si ibrida con l’artefatto umano.

3- I tuoi fiori sono al tempo stesso delicati e potenti. I petali ricordano forme corporee, a tratti evocano vulve: sensuali, vulnerabili, ma anche spietate. Quanto è presente il corpo, e in particolare quello femminile, nel tuo lavoro?
Molti vegetali sono stati e sono un pretesto per riflettere soprattutto sul corpo e sull’identità e sicuramente hanno accompagnato la mia rinascita come donna e come madre. I disegni, richiamano piante associate al corpo umano ridisegnandone le forme e stravolgendole attraverso nuove strutture emozionali. Il corpo si manifesta simbolicamente nella simmetria di molti vegetali, in una costante evocazione della vita naturale organizzata in composizioni multiformi. Alcune morfologie vegetali richiamano soprattutto la dimensione femminile, nelle sue molteplici ibridazioni, nelle interazioni con l’universo maschile e con l’ambiente circostante. 
Le mie piante mescolano morbidezze e fenditure, hanno forme delicate, ma spesso sono attraversate da aculei.

4- Nel tuo erbario il colore è quasi del tutto assente. Come mai la scelta del bianco e nero?
Nel mio erbario la scelta del bianco e nero è nata inizialmente in modo del tutto spontaneo, i primi bozzetti sono stati realizzati con la Bic o con la grafite. Col tempo ho capito che questa scelta non era solo pratica, ma anche profondamente adatta al tipo di immagini che volevo creare: molto dirette, granitiche ma delicate.

Lo sfondo beige/avorio, invece, è stato una decisione consapevole fin dall’inizio. Richiama la materia, la carta vissuta, e restituisce all’opera quell’irriducibile natura organica, figlia degli antichi erbari.

5- Che tecniche utilizzi più spesso? E quali materiali senti più vicini al tuo modo di lavorare?
Ad esempio le piante di Neraria Herbarium sono disegni su carta in seguito terminati e stampati in digitale. Di solito, invece, amo molto lavorare su tavola o su tela; ultimamente ho scoperto una particolare passione per l’alluminio, un materiale freddo e tagliente che si adatta perfettamente al mio immaginario.

6- Cosa rappresenta per te l’erbario? È un archivio, un diario, un rituale?
Queste creazioni sono diventate per me come una sorta di diario quotidiano, una pratica giornaliera che mi ha portato a focalizzare l’attenzione su dettagli inaspettati, memorie, esperienze personali e stati d’animo. 
Questo repertorio di vegetali inesistenti attraverso la loro duplice natura trasforma il tragico in ludico, il metallico in organico, e in generale riesce a contenere tutte le contraddizioni che mi caratterizzano.

7- C’è un fiore, o una pianta, che senti più tua? Che ritorna più spesso nei tuoi disegni o nel tuo pensiero?
Sì, ci sono un paio di piante che tornano spesso nei miei pensieri e successivamente nei miei lavori. Alcune di queste le ho sviluppate in più versioni, su diversi supporti, con varie dimensioni e strumenti.

8- Il tuo lavoro sembra muoversi tra il naturale e il simbolico. Ti interessa anche la dimensione magica, mitologica o archetipica delle piante?
Il mio lavoro nasce da un’indagine introspettiva ed emotiva che si muove tra natura e artificio, tra simbolo e narrazione. È indubbiamente ispirato agli erbari alchemici, in cui le piante non sono semplici oggetti botanici, ma presenze cariche di significato, portatrici di memorie, energie e narrazioni permeate di pensiero magico, spesso raffigurate in modo tutt’altro che realistico.

9- Come vivi il gesto del disegno? È meditazione, è esplorazione, è necessità?
Il gesto del disegno per me è prima di tutto una necessità, un’esigenza che non posso ignorare. Certo, è anche esplorazione e a volte meditazione, ma ciò che lo guida davvero è la necessità profonda di reinterpretare i continui input esterni attraverso un filtro personale.

10- Cosa ti auguri che il tuo lavoro trasmetta a chi lo osserva?
Mi auguro che il mio lavoro riesca a trasmettere una tensione simile a quella che anima le mie intuizioni nel momento in cui nascono. Spero che chi guarda possa trovare uno spazio per riflettere sulle proprie connessioni con il mondo naturale e con se stessi.

11- Stai lavorando a qualcosa di nuovo in questo momento? Puoi anticiparci qualcosa?
Sto portando avanti i miei progetti su alluminio e, quest’anno, ho iniziato a esplorare una tecnica dimenticata ma affascinante: la xilografia su legno. È sicuramente un percorso che desidero approfondire e sviluppare.

12- Prima di salutarti, vuoi consigliarci una lettura, artisti, scrittori o figure che ispirano il tuo immaginario e il tuo processo creativo?
Gli artisti, gli scrittori e le figure che mi hanno ispirato sono davvero tanti, quindi preferisco soffermarmi su quelli legati al territorio in cui vivo: le Marche, la regione che mi ha accolto quando mi sono trasferita in Italia.
Qui ho avuto l’opportunità di innamorarmi dei pittori del tardo Gotico e del Rinascimento, come i Lorenzo e Jacopo Salimbeni, Gentile da Fabriano, Giovanni Boccati, Nicola di Maestro Antonio, Vittore e Carlo Crivelli, Lorenzo Lotto, solo per citarne alcuni.
Sono stati fondamentali per me anche alcuni straordinari artisti marchigiani del Novecento, come Mario Giacomelli, Valeriano Trubbiani, Arnaldo Pomodoro, Gino De Dominicis, Osvaldo Licini, ecc.
Proprio quest’anno ho avuto l’occasione di esporre al Centro Studi Osvaldo Licini, accanto a quella che fu la sua dimora: è stata per me una grande soddisfazione.


Grazie infinite a Fatma per averci accompagnato nel bosco,
Se volete invece approfondire la trovarle qui:
instagram neraria_

Io spiegherò come posso, ma voi chiedete:
che significa guardare con gli occhi,
perché mi batte il cuore
e perché il mio corpo non ha radici.
— Il silenzio delle piante, Wisława Szymborska
 

Atrivulva quadridens, 2025. tecnica mista su alluminio , ©Fatma Ibrahimi

Semina Paradoxa , Installazione, ©Fatma Ibrahimi

Janiflora Rubra Nigroflua, 2025. tecnica mista su tela. ©Fatma Ibrahimi

Reniflorum Papilionis Rubrum, 2024. tecnica mista su tela, ©Fatma Ibrahimi

©Fatma Ibrahimi

Sara Stefanini

Illustratrice e graphic designer

Indietro
Indietro

Botanica parallela

Avanti
Avanti

Percezioni Urbane