Carta, sasso, forbice
La carta è una di quelle cose che, per noi di questa epoca, ci sono sempre state. Sotto le mani, in tasca, nei cassetti. La usiamo tutti i giorni, ma la guardiamo di rado. È leggera, sottile, silenziosa, è una delle materie più umili e versatili mai inventate dall’uomo. Pare fragile, ma poi scopri che può durare secoli. Portarsi dietro guerre, traslochi, lettere d’amore, appunti per la spesa, e ha un talento raro: si lascia fare. Piegare, strappare, incollare. È sempre disponibile, mai rigida. Un giorno è una pagina, un altro è un fiore, un altro ancora una maschera o una scenografia.
Dove c’è carta, c’è qualcuno che la sta trasformando, mani abili che piegano, tagliano, incollano, costruiscono. La paper craft o pepakura, che è solo un modo giapponese per dire la stessa cosa, è quell’arte lenta e felice che trasforma un foglio piatto in qualcosa che prende volume, che occupa spazio, che ti guarda da sopra il comodino e ti dice: guarda che esisto.
È una tecnica a metà tra l’origami e il collage in tre dimensioni e si presta a un sacco di cose, dalle più minuscole alle più monumentali, e non ci sono regole rigide: puoi costruirci una farfalla o un'architettura sospesa.
Vi sono diversi artisti, designer o architetti che ne fanno uso, Ana Serrano, paper artist messicana, per esempio, costruisce piccoli quartieri di carta che sembrano sbucare da un sogno urbano coloratissimo. Viene dal mondo dell’illustrazione, ma poi si mette a osservare le vie del suo quartiere come farebbe una botanica con una serra. Raccoglie insegne scolorite, vasi abbandonati, cavi elettrici troppo bassi, piante che crescono tra l’asfalto. E tutto questo lo rimette insieme con carta e colla a caldo. Le sue città in miniatura non sono giocattoli. Sono memoria, affetto, vita vera. C’è chi le guarda e vede solo una casetta colorata. Ma se ti fermi un attimo di più, scopri un marciapiede dove è cresciuto un cactus, una finestra mezza aperta, un’insegna che dice "Barbería" con la vernice scrostata. Ogni angolo racconta qualcosa, di chi abita, di chi sogna, di chi resiste.
C’è una storia lunga e piena di svolte, dentro a questi tagli, dentro questa tecnica. Già nel Seicento la gente montava in salotto delle chiese stampate fatte di carta, poi sono arrivati i castelli da ritagliare, i teatrini da tavolo, le barchette di carta. Oggi, in mezzo a mille notifiche e troppe mail, c’è ancora qualcuno che prende un foglio, delle forbici, e costruisce qualcosa di bello. Tipo Silvia Raga.
Silvia l’ho incontrata mentre scrollavo su Instagram, in quel limbo tra una distrazione e l’altra, quando pensi di sprecare tempo e invece inciampi in qualcosa di davvero interessante. I suoi fiori mi hanno colpita subito: puliti, essenziali, con quella bellezza calma che non ti urla addosso ma ti invita ad avvicinarti. C’è dentro uno studio preciso delle forme, un gusto geometrico che sa di Basic design, di geometria e di studio delle forma e della composizione, di linee semplici ma pensate. Ogni petalo tagliato, piegato, modellato a mano, con quella cura che si nota anche a distanza.
Silvia è un’illustratrice e una paper artist italiana. Una di quelle che non costruisce solo oggetti, ma mondi piccoli e curati. All’inizio c’era un blog, si chiamava Giochi di Carta, e piano piano è diventato uno studio vero, un posto dove nascono fiori, ghirlande, vetrine, decorazioni per eventi e matrimoni. Ora lavora con il suo nome, Silvia Raga, e i suoi lavori sono arrivati ovunque: Nutella Ferrero, L’Oréal, Kitchen Aid, Betterly, e pagine patinate come CasaFacile, ELLE Decoration, Flow Magazine, Couch Magazine.
I suoi fiori sono cose serie: oggetti di design, disegnati, progettati e assemblati da lei. Con delicatezza ti raccontano una storia di cura e artigianato.
E non si è tenuta tutto per sé. Silvia insegna, fa workshop, spiega, racconta. Ha anche pubblicato un libro, nel 2019, con Il Castello. Si chiama, giustamente, Giochi di Carta. Dentro ci sono 25 progetti, tutti con le foto belle, le istruzioni chiare, i template pronti da stampare. È quel tipo di libro che ti fa venir voglia di cercare le forbici in fondo al cassetto, di comprare una colla decente, di costruire qualcosa con le mani invece che guardare un altro video.
Silvia non fa solo fiori: fa poesia di carta e sono molto felice di avuto il piacere di poterla intervistare per voi.
INTERVISTA A SILVIA RAGA
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INTERVISTA A SILVIA RAGA 〰️
Ciao Silvia,
Benvenuta a TALEA.
Grazie per essere venuta a passeggio nel bosco con noi
1) Per chi ancora non ti conosce, ti va di raccontarci chi sei e qual è il tuo percorso?
Ciao Sara, grazie per il tuo invito in questo prezioso spazio :) Sono una designer artigiana specializzata nella creazione di fiori di carta. La mia formazione artistica e professionale inizia come illustratrice, ma oltre al disegno, la manualità con la carta è una forte inclinazione che ho sin dall’infanzia: non vedo il foglio solamente come medium principale utilizzato per disegnare, ma anche come materiale per creare oggetti in tre dimensioni, principalmente ad uso decorativo. Negli anni di studio ho sempre sperimentato diverse tecniche, passando dall’origami alla legatoria fino al paper craft, e scopro che quello che mi affascina è la progettazione, saper creare da sola un oggetto con la carta, non solo di saperlo riprodurre seguendo delle indicazioni. Dopo 10 anni passati a lavorare come illustratrice, decido di cambiare attività, lavorando come paper artist per circa 6 anni a partire dal 2014. Il disegno è sempre alla base ed il punto di partenza ma viene completato dalle mie competenze progettuali e manuali. Queste skill sono state sviluppate attraverso la realizzazione di veri e propri oggetti di carta quali frutta, dolci, bottiglie, camicie e altro, tra cui anche diverse tipologie di fiori e foglie. Il mondo botanico è un aspetto che ha sempre suscitato il mio interesse ed è da sempre la mia fonte principale di ispirazione. Comincio a dedicare più tempo ed energie nello studio e nella creazione di miei personali fiori. inizio a proporre al pubblico dapprima pochi modelli, poi sviluppando una linea più ampia. La richiesta diviene di volta in volta sempre più crescente, fino a diventare a partire dal 2020 la mia totale occupazione, con la realizzazione di migliaia di fiori all’anno destinati alla creazione di bouquet e altre decorazioni floreali come ghirlande e centrotavola, bomboniere, decorazioni da cerimonia, composizioni personalizzate per location di ristorazione, fiere, uffici, studi professionali, abitazioni private, b&b.
2) Il tuo universo visivo sembra sospeso tra botanica, artigianato e grafica. Come si intrecciano per te questi mondi?
Diciamo che infatti è un po' la sintesi tra la mia passione, ovvero la botanica, le mie doti naturali, la manualità ed il disegno, ed i miei studi: della grafica adoro il concetto di pieni e vuoti, gli accostamenti cromatici studiati, la pulizia delle forme. Si potrebbe anche dire che sono esattamente cuore, mani e pensiero razionale.
3) Come nascono i tuoi fiori? da dove parte il primo impulso creativo?
Nei primi anni in cui lavoravo con la carta non avevo un focus in particolare, ho ideato origami per showroom così come ho realizzato disegni intagliati per biglietti di auguri, e altro ancora. Quando ho iniziato a concentrarmi su fiori e foglie ho sentito l'esigenza di non lasciare un nome così generico, e come designer di firmare le mie creazioni con il mio nome.
4) Ci racconti come avviene il passaggio dall’idea alla forma finita?
L'impulso creativo nasce sempre dall'osservazione della natura e dai suoi ritmi naturali attraverso i cambi di stagione. Si sviluppa realizzando una composizione che sia in armonia con lo spazio, l'arredamento, le esigenze e la personalità del mio cliente. O entrando in sintonia con i desideri e il mood della cerimonia dei miei sposi. Tutto questo mantenendo un mio stile riconoscibile.
5) Hai scelto la carta come medium principale: cosa ti ha attratta inizialmente in questo materiale, e cosa continui a scoprire lavorandoci?
La carta la utilizzo da che ho memoria per disegnare. Ma sono sempre stata una bambina molto manuale, costruire, tagliare e incollare erano attività che mi divertivano molto (da qui il primo nome "Giochi di Carta"). La carta mi affascina perchè è un materiale semplice, di uso comune, con il quale però puoi realizzare qualsiasi forma e riprodurre qualsiasi oggetto. Basta saper trovare il modo.
6) In che modo la memoria e l'identità influenzano le tue scelte artistiche e i temi che esplori nei tuoi lavori?
Sin da piccola amavo la natura, mi piacevano i fiori, i giardini, ricordo che rimasi incantata quando un giorno i miei genitori mi portarono a visitare i giardini di Villa Taranto. Sono sempre stata interessata all'unione degli opposti, quindi nel mio disegno prediligo linee sintetiche e geometriche, che però producano un effetto naturale, morbido, non freddo. La natura stessa è matematica, ma chi lo direbbe? Ho un'identità molto sfaccettata e talora predomina un aspetto piuttosto che un altro (non pensiate che sia facile conciliare diversi impulsi creativi!), così come tutti i miei interessi che vanno dall'arte, al design di interni, alla fotografia ed alla grafica, confluiscono a creare l'unicità della mia voce.
7) Ho definito il tuo un erbario, cosa rappresenta per te la connessione tra l'uomo e l’ambiente naturale?
L'uomo ha bisogno della natura perchè è lui stesso natura. Ce ne siamo dimenticati pensando di essere entità separate e distinte. Entrare in connessione con la natura per me vuol dire attenuare i bisogni, sentire pace, calma, in una parola sola: benessere. Ecco perchè ho sempre cercato di mettere al centro la natura nelle mie creazioni, perchè la sua bellezza e la sua armonia mi fanno stare bene. La mia missione è quindi quella di trasmettere tale sensazione attraverso i miei fiori.
8) C'è un fiore, una pianta, o una forma naturale che ricorre nel tuo lavoro e che senti particolarmente tua? Se sì, perché?
Amo la Dalia. Perchè in effetti è un po' come me, lo stesso fiore con tantissime varietà. Può essere molto elegante, talvolta un po' ribelle, sicuramente estremamente dettagliata.
9) Lavori spesso su piccole dimensioni e con forme realistiche, anche se i tuoi fiori sono stilizzati. Hai mai pensato di forzarne le proporzioni e trasformarli in elementi giganti? Di farli diventare spazio, ambiente, scenografia?
Sinceramente no, non ci ho pensato, un po' per gusto personale, un po' perché diventerebbe a tutti gli effetti un altro tipo di lavoro in cui specializzarsi, con anche materiali che esulano dalla carta.
10) Qual è per te il confine tra arte e design, e dove senti di muoverti quando lavori?
Per me e per il mio lavoro non sento questo confine, il design unisce funzionalità ed estetica, l'arte è meraviglia, incanto, contemplazione. Io non voglio rinunciare a nessuno dei due aspetti, penso che i miei fiori siano esattamente delle creazioni tra arte e design, perché assolvono un compito preciso, e nello stesso tempo donano quel senso di stupore che si prova di fronte ad un'opera d'arte.
11) Su cosa stai lavorando adesso? Hai progetti futuri?
Adesso sto realizzando diversi bouquet sposa, accessori di nozze e bomboniere.
Per il futuro sto progettando qualcosa di ancora più bello e personale!
12) Prima di salutarti, vuoi consigliarci una lettura, artisti, scrittori o figure che ispirano il tuo immaginario e il tuo processo creativo?
Mi piace molto il concept di Blumenhause magazine. Non ho una figura di riferimento in particolare, è proprio l'insieme di tutto quello che guardo o leggo a mantenermi sempre ispirata. Il mio consiglio è non smettere di essere curiosi, di apprendere, di visitare musei, mostre, luoghi nuovi, e di confrontarsi con altri artisti e creativi. Come abbiamo potuto fare grazie alla tua intervista :)
Grazie infinite a Silvia Raga per averci accompagnato nel bosco,
Se volete invece approfondire la trovate qui:
instagram Silvia Raga
e il suo sito dove potrete comprare le suo creazioni di carta.
“La bellezza ci circonda, ma di solito dobbiamo camminare in un giardino per riconoscerla.”
©SilviaRaga
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©David Aliperti